Un aspetto che caratterizza il nostro quotidiano è la sempre più crescente invasione della tecnologia nei più piccoli aspetti del nostro essere, e non viene meno la parte bellica: dalla creazione delle staffe per i cavalieri alle armi chimiche ce ne sarebbero di cose di cui parlare, ma vorrei soffermarmi particolarmente su come Verne a metà Ottocento veda l'ingegneria come il più grande strumento al servizio degli eserciti.
Nel romanzo da noi preso in analisi, lo scrittore descrive come gli Americani siano i più preparati in materia:
"Gli Yankees, questi assi mondiali della meccanica, sono ingegneri come gli Italiani sono musicisti e i Tedeschi filosofi... di nascita."
Inoltre viene messo in chiaro quanto sia importante per loro essere all'apice della loro "piramide sociale" (Il Gun-Club, ovvero un circolo di ingegneri dediti alla costruzioni di armi da fuoco), e per arrivarci devono creare un cannone che sia più potente rispetto a quello degli altri, inoltre si crea una sottocategoria meno considerata tra di loro, ovvero persone che hanno ideato bocche da fuoco più piccole
"In verità, gli inventori di pistole a quindici colpi, di carabine girevoli su perno e di spade-pistolenon godevano di troppa considerazione. Gli artiglieri erano superiori in ogni caso."
Ma l'aspetto più caratterizzante è che l'importanza dei soci del Gun-Club è data sulla base di quanto le proprie armi abbiano seminato morte e distruzione sui campi di battaglia.
"Dividendo il numero delle vittime cadute sotto i proiettili per quello dei soci del Gun-Club, si trovò che ciascuno di essi aveva ucciso una media di duemilatrecentosettantacinque (2375) uomini, più una frazione."
Piccola citazione, ma da non dimenticare, la superiorità della manualità e della messa in campo dei progetti allo studio attento e meticoloso, quasi per imparare dagli errori commessi:
"Ma cosa serviva tutta quella vana teoria senza la pratica?"
Riprenderemo al più presto l'analisi "Tecnologica-critica" del libro, sotto altri punti di vista.
Enrico Tognarini
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